Recensione Bones 12×12

Dopo ben 12 anni, la serie Bones giunge al termine. Questo show è stato per me un porto sicuro. Una di quelle produzioni delle quali non ti aspetti molto, ma che riesce comunque a regalarti emozioni e grandi colpi di scena. Una di quelle serie che guardi con piacere, per rilassarti, e ti affezioni ai personaggiquasi come se fossero una seconda famiglia. Per me il Jeffersonian era proprio questo.
Nella sua longevità, non sono di certo mancati gli scivoloni. Ha avuto i suoi alti e bassi, ma ha saputo comunque riprendersi e a concludere questo percorso in modo coerente con il filo conduttore che lo ha caratterizzato, per tutto questo tempo.

La scorsa puntata ci aveva lasciati tutti di stucco, con un enorme esplosione all’interno dell’Istituto, in cui vi erano Booth, Brennan, Hodgins ed Angela. Il nuovo episodio, riparte proprio da lì. Fortunatamente, sono tutti vivi. Ma in Brennan c’è qualcosa di diverso. Infatti, la donna stordita dall’impatto della sua caduta, appare confusa e si rende subito conto che il suo cervello non funziona come dovrebbe. Successivamente i quattro, vengono salvati e il medico conferma una contusione del corpo calloso al cervello di Bones.
Ma sarà, in un momento di azione e di bisogno per Booth, che la donna riacquisterà di nuovo la capacità cognitiva, con la conseguente archiviazione del caso Kovac.
Da qui in poi, vedremo ogni singolo personaggio e le scelte che hanno deciso di intraprendere. Arastoo a Cam hanno deciso di adottare tre bambini e staranno via per sei mesi nel Mississipi; Hodgins sarà il capo del Jeffersonian; Angela non ha perso il bambino durante l’esplosione, Aubrey non si trasferirà a Los Angeles e probabilmente intraprenderà una una relazione con Karen.
A chiudere questo fantastico cerchio, saranno proprio Booth e Bones in quello stesso giardino dove tutto è iniziato, battibeccandosi come in ogni fine episodio, lasciandoci con la speranza di rivederli ancora.

Grazie Bones per questi anni. Ci mancherete!

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