True Detective: si ritorna nel vortice!

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[Contiene lievi spoiler sulla 1^ stagione]

Non c’è niente da fare: con sole 8 puntate, True Detective ha conquistato tutti.
L’hanno definita la migliore serie tv degli ultimi anni, o meglio, una sorta di film giallo/noir che dura 8 ore.
I punti di forza sono tanti, ma diciamola tutta: un Matthew McConaughey così non l’avevamo mai visto.
Il suo monologo nel final season è così distante dalle altre 7 puntate, così profondo, così sentito nell’interpretazione, che non c’è spiegazione alcuna a giustificare il fatto di aver riservato a questo straordinario attore così poche opportunità finora. Sia chiaro, si parla dell’interpretazione in lingua originale.

Trama: Troviamo due poliziotti (dimenticate la solita storia su poliziotto buono e poliziotto cattivo) ben 17 anni dopo un complicatissimo delitto rimasto irrisolto, che ha portato i due a non rivolgersi più la parola per svariati motivi e ad affrontare -o meno- i propri demoni. L’indagine investigativa passa dunque in secondo piano rispetto a quella introspettiva, che scava senza sosta fino ai più profondi segreti di ognuno.

Matthew McConaughey: veste i panni di Rust, un uomo che basa la sua vita sulla meditazione della vita stessa, e inevitabilmente trasuda sofferenza in ogni istante. Lui si definisce un pessimista, ma chiunque capirebbe immediatamente che è molto di più: è un nichilista. Si è arreso, rassegnato al mondo, e spiega apertamente il suo pensiero: “Siamo troppo consapevoli di noi stessi. Siamo delle cose che si affannano nell’illusione di avere una coscienza. Questo incremento della reattività e delle esperienze sensoriali è programmato per darci l’assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece siamo tutti insignificanti […] Siamo in trappola, come in un incubo dal quale continuiamo a svegliarci.”

Woody Harrelson: interpreta invece Marty, il tipico uomo che istintivamente commette errori, per poi passare una vita intera pieno di rimorsi a causa di quegli stessi errori. È convinto che la vita gli sia “scivolata tra le dita, come se il futuro fosse sempre stato alle mie spalle”. Da subito prova a contrastare le idee di Rust, ma quando impariamo a conoscerlo meglio, scopriamo che in fondo ci crede anche lui a quelle strane teorie; senza ammetterlo però, perché una parte di lui ha ancora la forza di provare a lottare, di non arrendersi.

Il paesaggio è il terzo protagonista, sostiene lo stesso Nic Pizzolato (ideatore e sceneggiatore).
Colori rigorosamente freddi, luoghi abbandonati a loro stessi, atmosfere quasi gotiche, paludi minacciose, immense distese piene di niente. Qui l’ambientazione non fa da sfondo alla vicenda: l’ambientazione “contiene” la vicenda e i personaggi, quasi a volerli metaforicamente descrivere, ricollegandosi al pensiero di Rust: la natura è così maestosa che non solo sovrasta l’uomo (e non il contrario), ma si rivela indifferente dinnanzi alla piccolezza dell’umanità.

True Detective è una serie antologica. Ciò significa che ogni stagione è a sé stante. Non troveremo più Rust e Marty, ma una nuova vicenda con protagonisti Colin Farrell (detective), Rachel McAdams (sceriffo) e Vince Vaughn (antagonista). Dato l’immenso contenitore di emozioni e bravura che è stata la prima stagione, le ambizioni per la seconda sono alte… Le aspettative un po’ meno, per lo stesso motivo. Non ci resta che scoprirlo: va in onda domenica 21 giugno in America (e da noi il 29).

Intanto ricordiamo nostalgicamente il monologo finale citato sopra, che rappresenta non solo l’inenarrabile bravura di cui parlavamo (a tal punto da sembrare vero, non recitato), ma anche l’evoluzione di un personaggio che credevamo ormai perso fino a quel momento. Ecco qui la scena, rigorosamente in lingua originale (quella genuina, che merita gli innumerevoli premi ricevuti da McConaughey e dalla serie stessa).
Quando si è ancora in grado di creare serie tv come questa, allora sì,
ha ragione Rust, quello evoluto, non quello iniziale:
“Once there was only dark. If you ask me, the light’s winning”
(“Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo”)

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