Recensione Almost Human

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Nel 2048 tutti gli agenti del Los Angeles Police Department sono affiancati da androidi quasi indistinguibili dagli esseri umani. John Kennex, uno degli agenti del dipartimento, risvegliatosi dal coma in cui si era ritrovato dopo essere rimasto tra le vittime di un’imboscata della malavita, a causa del quale riporta disturbi sia fisici che psicologici, ritorna in servizio. Vista la sua attitudine con i normali androidi, gli viene assegnato il sintetico Dorian, caratterizzato da inaspettate reazioni emotive.

Almost Human sceglie la strada del procedural e racconta una trama autoconclusiva che traspone i codici del thriller poliziesco in un ambiente fantascientifico, fondendo abilmente l’utopia tecnologica con il genere investigativo.
La trama, per me, è sempre stata confusa, accennata solo in sporadiche occasioni senza mai uno sviluppo concreto. Troppi gli spunti che sono stati lasciati in sospeso.
Non è una serie che mi ha colpito molto, forse sono stata io che non l’ho capita, ma la sua cancellazione dopo solo la prima stagione, forse è una delle poche, con cui sono stata d’accordo.
Quindi non la consiglio.

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